Kaizen nell’era 4.0

di Federico Borra e Giorgio Turconi

Un giorno di aprile nell’Ufficio Lean Strategy and Continuous Improvement Marco, fresco Black Belt, e Arianna, giovane Ingegnere Gestionale neo assunta, stavano analizzando i dati del centro di lavoro X21 che da qualche settimana presentavano delle anomalie. Non riuscendo a venirne a capo, e avendo già sentito le urla del Direttore di Produzione, decisero di andare a fare la pausa caffè nello shop- floor e di vedere quella macchina che stava dando loro del filo da torcere. Dopo aver girato un po’ finalmente la trovarono e rimasero a guardarla in silenzio, con un misto di timore e di antipatia per l’orgoglio ferito.

Celestino, l’operatore, si accorse di loro. “C’è qualcosa che non va?” domandò.

“Certo” se no non saremmo qui, rispose Marco. Senza prendere fiato continuò “Abbiamo delle anomalie nelle popolazioni dei dati che acquisiamo grazie al 4.0, stiamo cercando di mettere a fuoco i regressori”.

Celestino non capì bene, anzi non capì proprio. Il primo istinto fu una vampata di incavolatura, perché sentiva puzza di fregatura, ma poi considerato che aveva vent’anni più di quei ragazzi acqua e sapone si intenerì, e rispose gentilmente “Prego?” Poi con quella sottile ironia con cui il popolo si finge fesso come arma di difesa, disse loro “A chi è che volete dare fuoco?”

 Arianna si volse a Marco, il quale fu molto pronto e sputò il rospo senza prendere fiato. “Ci sono stati problemi di produttività, peraltro in tendenza negativa, che si manifestano sempre all’inizio del turno. E problemi di qualità diffusi. I livelli di scarto sono meno che tre sigma, altro che sei sigma! Pubblichiamo i dati in bacheca tutte le settimane, dovreste saperlo.”

Celestino rimase qualche secondo senza parole, neuroni e sinapsi al lavoro per analizzare quelle parole. Poco dopo si aprì in un grande sorriso. “Ho capito” disse, “solo alla morte non c’è rimedio, per il resto c’è il Celestino”, e scoppiò a ridere.

“Guadate”, continuò “i problemi di qualità nascevano dal fatto che i pezzi cadevano nella cesta dallo scarico della macchina e picchiando uno sull’altro si ammaccavano, specialmente i primi del lotto perchè finchè la cassa era vuota facevano un volo più alto”.

“Prima non era così, è cominciato quando mi avete fatto usare le ceste più grandi, – ma io lo avevo detto, voi non ascoltate e dopo la colpa è degli operai, – perché prima le casse stavano più in alto, e io ci mettevo sotto una cassa rovesciata per rialzarla; però il Celestino è furbo, molto furbo. Allora il Celestino ha costruito quello scivolo di cartone che vedete, usando una scatola di recupero. Adesso i pezzi non cadono, ma scivolano nella cassa, e anche con la cassa grande non si rovinano più.”

Marco guardava a bocca aperta, realizzando anche perché negli ultimi giorni il problema era scomparso. “E la produttività a inizio turno?” balbettò.

“Ah sì certo” rispose Celestino. “Da tre mesi hanno cambiato il turno a mia moglie, per cui devo portare io il bambino a scuola, ed entro un’ora dopo che però recupero. Allora la macchina la fa partire il Mario, che però ha anche le sue due macchine da avviare perciò si produce un po’ di meno nelle prime ore, ma dopo si recupera. Il capo turno lo sa benissimo, basta chiederglielo.”

“Ah, grazie” chiosò Marco, e con un cenno di intesa con Arianna girò i tacchi e si avviò verso l’ufficio. Arianna lo seguì, ma fatti due passi si girò e domandò: “Signor Celestino, potrei venire qui qualche volta? Credo che potrei imparare molte cose”.